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Il Covid in Brasile: una pandemia di incertezze

Aggiornamento: 25 mag 2020

Presentazione

Autore del testo è l’avvocato Kecio Rabelo. (nella foto il secondo a partire da destra invece il traduttore- don Michele De Santi - è il quarto sempre da destra, un prete di Verona che ha vissuto quattro anni in Brasile come missionario ) Kecio Rabelo già responsabile diocesano della pastorale della gioventù della diocesi di Sao Luis do Maranhão, Brasile, ora è membro del consiglio diocesano per la Giustizia e la pace.


Kecio Rabelo, il traduttore- don Michele De Santi - e alcuni giovani Brasiliani

Traduzione

Il covid nel Mondo

Tutto il mondo si è trovato di fronte alla drammatica sorpresa di Covid 19, ossia questa nuova infezione pandemica da Corona Virus. In meno di tre mesi questo virus si è sparso su scala mondiale al punto che l’ OMS ha dovuto dichiarare la pandemia. I sintomi di questa malattia - che per molti consiste in una semplice influenza- si aggiungono alla paura collettiva a motivo delle tante incertezze che questo virus porta con sé: cosa è veramente questo virus? Con quale cura lo si può guarire? Quanto è alto il suo tasso di mortalità? Chi sono i più colpiti dal Virus? Quanto tempo durerà questa pandemia? Queste e molte altre domande sono le sfide che la comunità scientifica si trova a dover affrontare e a queste si aggiunge il carico delle incertezze per una diseguale corsa verso la ricerca di un antidoto che possa debellare questo male.

Non è il mio intento quello di dare una spiegazione tecnico-scientifica a questo virus e a tutti quei mutamenti con cui cerca di entrare nel corpo umano. Non è il mio campo di studi e nemmeno pretendo offrire spiegazioni su questo ambito. Abbiamo notizie anche comprovate, ma assai divergenti, su protocolli di cura che stanno dando dei buoni risultati. Nel frattempo, alcune raccomandazioni ci sono state fatte per contenere il contagio e per impedire la proliferazione del virus e queste le conosciamo tutti: lavarsi le mani con acqua e sapone, rimanere in casa – quello che si definisce come isolamento sociale – mantenere le distanze tra persone, queste sono le misure di contenimento più note. Proprio a partire da quanto detto e noto alla maggior parte delle persone possiamo fare una breve riflessione sulla situazione del Brasile.

Situazione in Brasile

Il Brasile più che un paese è un continente, conosciuto per le terre fertili, per paesaggi rigogliosi, per la presenza di culture diversificate, per il clima tropicale, per una popolazione allegra, insomma è un paese che è stato benedetto con abbondanza dal Creatore. Se da un lato abbiamo l’Atlantico maestoso, in cui si immettono alcuni tra i più grandi fiumi al mondo, fiumi che laddove passano portano vita, dall’altro in questo paese ricchissimo di acqua potabile secondo i dati dell’IBGE (2017) – il corrispettivo dell’ISTAT Italiano - circa 31 milioni di Brasiliani vivono in “residenze” senza l’acqua in casa e 74,4 milioni non hanno nessun allacciamento alla rete fognaria. Lo stesso studio dimostra che poco più di metà della popolazione (62,1%) ha un accesso simultaneo all’acqua corrente, alla rete fognaria e alla raccolta dei rifiuti. Un altro dato che merita la nostra attenzione riguarda quella che l’IBGE definisce “la densità sociale eccessiva” ossia la condivisione della stessa stanza per più di tre persone o la coabitazione nella stessa casa di più famiglie e questo in spazi molto ristretti, realtà che coinvolge circa il 35% delle famiglie che versano soprattutto in stato di indigenza ed il Brasile è anche un paese che presenta un importante deficit abitativo, ossia la mancanza di circa 6 milioni di case per il fabbisogno della popolazione.

Accesso all'acqua potabile

Nello stato del Maranhão (uno stato del nord-est del Brasile tra la foresta Amazzonica e l’oceano Atlantico, luogo di provenienza dell’autore del testo.) lo scenario è ancora peggiore. Secondo i dati di uno studio dell’istituto Trata Brasil, un’organizzazione pubblica composta da una partnership di aziende che lavorano nell’ambito della potabilizzazione e protezione delle risorse idriche, circa il 47% della popolazione non ha accesso all’acqua in casa. Quando la questione riguarda la possibilità di allacciamento alla rete fognaria la situazione peggiora in modo esponenziale arrivando ad un 84% di popolazione senza possibilità di usufruire dell’impianto fognario in uno stato, poi, che sempre secondo i dati dell’IBGE, tra gli anni 2016-2018, ha visto un aumento di povertà estrema nell’ordine delle 223 mila persone, ossia un milione di abitanti del Maranhão che si trovano in situazione di indigenza totale.

Questi dati sono il volto del Brasile che Covid 19 ha incontrato, per non parlare della forte disoccupazione a motivo della recessione economica a cui si aggiunge una grave crisi politica che è sfociata in un rallentamento del processo di sviluppo della democrazia a causa delle scelte economico-sanitarie dell’attuale presidente Jair Bolsonaro, giunto al potere quale risultato dell’ultima turnata elettorale.

Dati alla mano...

Tutto questo ha dato il via libera alla virulenza del Coronavirus come mostrano ampiamente sia le statistiche sia la vicenda triste di tante persone mietute da questa malattia di cui siamo quotidianamente testimoni con animo afflitto e tanta tristezza. Non è facile delineare un panorama generale di come stiamo vivendo questo periodo di isolamento sociale. La rapida proliferazione del virus a cui si aggiungono le endemiche carenze del sistema sanitario cosi pure la massiccia divulgazione mediatica del numero dei morti favoriscono una vera e propria psicosi collettiva che origina forme pesanti di ansia, attacchi di panico, atteggiamenti e comportamenti ossessivi e compulsivi che in molti casi sfociano in forme di depressione psico-fisica. Questo è un aspetto legato al nostro normale modo di vita basato sulle relazioni che concretamente noi viviamo soprattutto nei momenti di incontro, di festa, nei compleanni, nelle celebrazioni di massa, nella passione per il calcio e nei viaggi.

Le diverse realtà di cui è composta la nostra società cercano di sfidare la legge della sopravvivenza, delineando territori quasi in senso geografico dove manca tutto ma per certi versi adesso è segnato da un’unica abbondanza, quella di un numero crescente di persone infettate dal virus poi malate oppure morte che vivono, come da sempre nella storia umana, nelle zone povere e più periferiche della società.

È lampante che siamo davanti ad un virus che non fa differenze di classe sociale, colore della pelle, credo politico o appartenenza religiosa. Tuttavia come tutte le grandi tragedie umane calca la sua mano sui più deboli e sui più vulnerabili che già di per se conoscono sulla loro pelle cosa significhi isolamento sociale come anche il dramma del “distanziamento sociale” rispetto a chi possiede molto di più.

Come curarsi?

Restare in casa? È l’appello imposto dalle autorità sanitarie tuttavia alla luce di quanto detto può risultare una vera e propria sentenza di morte: morte di fame! Proprio per questo al parlare dell’acqua non ho voluto fare riferimento al sapone ( per dirla con un proverbio italiano: una cosa tira l’altra). Parafrasando il cantante e compositore brasiliano Gerardo Vandrè, che afferma perché non mi si accusi di non parlare dei fiori, ovvero guardando l’altro lato della medaglia, accanto a coloro che si barcamenano in logiche di politiche flessibili, servili e finalizzate a prostrarsi dinnanzi al “ Dio mercato”, ci sono migliaia di brasiliani e brasiliane, per la maggior parte giovani, che operano nel mondo sanitario: medici, infermieri, ricercatori, assistenti sociali, personale O.S. che operano in maniera indefessa per un'unica causa: prendersi cura della vita. In ogni momento siamo invitati ad elogiarli e degnarli del nostro rispetto, perché nel decorrere di questa tragedia, assieme a coloro che cercano la vittoria in questa battaglia contro il virus, loro sono un autentico esempio e ispirazione di abnegazione e di capacità di donarsi agli altri, soprattutto quando c’è chi dall’alto della torre d’avorio del potere non perde occasione per prenderli in giro, sfidando il loro coraggio e la loro capacità di reagire. Di fatto, al di là di un sistema sanitario quasi al collasso, il loro esempio ed i loro sforzi sovrumani permettono a tutti noi di mantenere accesa la fiamma della speranza in mezzo a tante incertezze.

Sempre avanti

Andiamo avanti! Voglia Dio che alla fine di tutto questo possiamo cantare assieme, come universo intero, in un grande abbraccio collettivo e sulla tonalità della gratitudine quello che dice lo stesso Vandré: Siamo tutti uguali, sia che ci prendiamo in un abbraccio sia che facciamo a meno.


Kécio Rabelo*

*Avvocato. Membro da Comissione Giustizia e Pace della diocesi di São Luis.

BRASILE

 

TESTO ORIGINALE IN PORTOGHESE

Pandemia de incertezas



O mundo todo foi surpreendido com o surgim

ento da Covid-19 por infecção do novo coronavírus. Em menos de três meses, o vírus já ha

via se espalhado em escala global, levando a Organização Mundial de Saúde à declaração de pandemia. Os sintomas da doença, em muitos casos de uma gripe comum, somam-se ao pavor coletivo decorrentes de muitas incertezas: O que


é este vírus? Qual o tratamento? Qual a letalidade? A quem mais ele atinge? Quanto tempo durará a pandemia? – essas e outras perguntas desafiam o currículo científico e impõem a pesquisadores e nações uma corrida desigual em busca do antídoto para esse mal. Não pretendo uma explicação técnico-científica sobre o vírus e seus desdobramentos no organismo humano. Não é a minha área e nem tenho a pretensão de aventurar-me nas explicações. Temos notícias e comprovações ainda tímidas de protocolos de tratamento que têm mostrado bons resultados. No entanto, algumas medidas tem sido recomendadas como forma eficaz de contenção do contágio e, consequentemente, para encurtamento da proliferação do vírus, como: lavar aos mãos com água e sabão, ficar em casa – o chamado isolamento social - manter distância mínima entre pessoas, dentre outras medidas de amplo conhecimento. É neste quesito que nos cabe uma breve reflexão. O Brasil, país continental, conhecido por suas terras férteis, paisagens exuberantes, cultura diversificada, clima tropical e gente feliz, é banhado com a generosidade do Criador. Se DE um lado, temos o Atlântico majestoso, entrelaçado por grandes rios que multiplicam vida por onde passam, por outro, neste País rico em águas, segundo dados do IBGE (2017), indicam que cerca de 31 milhões de brasileiros vivem em “residências” sem acesso a abastecimento de água e 74,4 milhões, em casas que não estão conectadas à rede de coleta de esgoto. O mesmo estudo releva que pouco mais da metade da população (62,1%) têm acesso simultâneo à água encanada, rede de esgoto e coleta de lixo. Outro dado que merece atenção é sobre o que o IBGE chama de "adensamento excessivo", ou seja, o compartilhamento do mesmo dormitório por mais de três pessoas; ou, ainda, a coabitação, quando mais de uma família habita, a mesma moradia, realidades vividas por aproximadamente 35% de famílias na linha da pobreza, em um País que possui um déficit habitacional de mais de 6 milhões de moradias. No Maranhão, o cenário é ainda pior. Segundo dados do Instituto Trata Brasil - Organização da Sociedade Civil de Interesse Público formada por empresas do setor de saneamento e proteção de recursos hídricos, 47,3% da população não tem acesso à água. Quando o assunto é coleta de esgoto, o número alcança surpreendentes 88,4% num Estado que, segundo o IBGE, entre os anos de 2016 e 2018 registrou um aumento de 223 mil de pessoas que voltaram à extrema pobreza, superando a casa de 1 milhão de maranhenses nessa situação. Esses dados são um retrato do Brasil que a Covid-19 encontrou, isso sem falar no desemprego, na recessão, na grave crise política e econômica potencializada com o alijamento do processo democrático e a consequente eleição do atual presidente. Presa fácil, portanto, à disseminação do coronavírus, como tem mostrado largamente as estatísticas e as histórias tristes de tantas vidas ceifadas de que temos sido testemunhas, aflitos e entristecidos. É difícil traçar um panorama geral de como estamos vivendo este período de isolamento social. As realidades diversas desafiam o modo, mas também, a própria lei da sobrevivência, demarcando territórios quase geográficos de onde tudo falta e agora sobra, de um número crescente e alarmante de infectados, adoentados e mortos, historicamente enclausurados nas periferias. É claro que estamos diante de um vírus que não escolhe classe, cor, credo ou opção político-ideológica. Mas, como todas as grandes mazelas humanas, pesa sua mão sob os mais fracos e vulneráveis que de muito já conhecem o isolamento social, e muito mais o social distanciamento. Ficar em casa? – o apelo acertado das autoridades sanitárias –, nestes endereços pode soar como uma verdadeira sentença de morte por inanição. Justamente por isso, ao falar da água, não quis falar do sabão. “Pra não dizer que não falei das flores”, parafraseando Vandré, de outro lado, na contramão dos que estimulam a flexibilização de tudo para não desagradar o “Deus mercado”, estão milhares de brasileiras e brasileiros, em sua maioria jovens, profissionais da saúde: médicos, enfermeiros, pesquisadores, assistentes sociais, maqueiros, zeladores, todos atendendo por único nome: cuidadores da vida. Todos os dias somos instados a homenageá-los com toda reverência, pois que na tragédia, junto com os que vencem o vírus, são eles a nos oferecer bons exemplos e inspiração, sobretudo quando há, quem do alto das torres douradas do poder, o desafie diariamente em tom de deboche, testando a nossa coragem e capacidade de reagir. De fato, que pese um sistema de saúde já à beira o colapso, são a coragem, o exemplo e o esforço por vezes sobre-humano destes brasileiros que tem nos permitido manter acesa uma chama de esperança em meio a tantas incertezas. Caminhemos!! Oxalá, ao final de tudo isso, possamos cantar em um grande abraço coletivo e em tom de gratidão ao universo, como Vandré: “somos todos iguais, braços dados ou não”.


Kécio Rabelo*

*Advogado. Membro da Comissão Justiça e Paz de São Luis.

 

Fontes pesquisadas:



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