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  • Immagine del redattoreCangrande On Life

Nessuna vita è inutile, nemmeno quella di strada!!

Era il 3 Gennaio e tra i tanti messaggi ancora di “auguri di buon anno nuovo” ricevetti il messaggio di una cara amica.

È un articolo di giornale, dal corriere di Milano, dal titolo “Cavalcavia Bussa, morto il senzatetto Adil. Ucciso dal freddo nel riparo improvvisato”.

Adil lo conosco, anche se ormai da un paio d’anni non l’avevo più sentito né visto.

Incrociare la sua strada

La mia vita, o meglio la mia strada aveva incrociato la sua strada nell’estate del 2018. Avevo collaborato, come volontaria, in un centro di accoglienza a Milano, gestito dai frati minori, il “Centro Sant’Antonio”che offre ascolto, docce, vestiario, una mensa, ma soprattutto una famiglia a chi si trova nella grande città della moda e degli affari a vivere la realtà fredda e dura della strada. In quell’esperienza ho conosciuto la Milano della periferia, pur trovandoci quasi in pieno centro, attorniati dai palazzoni in cui vivono persone benestanti, e pure conosciute, ho potuto vedere Milano dagli occhi di chi ogni giorno ha bisogno di cibo, e di un posto caldo, caldo di umanità soprattutto.

Incontri alla mensa dei poveri

Ho incontrato la solitudine di chi dietro ad una richiesta di vestiti e di una doccia calda cerca l’accoglienza di qualcuno che si può prendere cura.

Marta con Adil

La fila fuori la mensa, che puntualmente ogni giorno si formava, ricordo, mi faceva alzare gli occhi al cielo e ringraziare Dio perché ad ognuno, senza giudicare il merito di ciascuno, era garantito un pasto. E questo perché tanti volontari, tantissimi, ogni giorno stavano lì, per ognuno di loro a donare tempo, vita.

Tra i tanti volti incontrati alcuni in particolare ricordo, perché maggiormente abbiamo avuto occasione di scambiarci racconti sulle nostre strade. Spesso nel nostro linguaggio per dire vita diciamo strada, diciamo “che tu possa trovare la tua strada”, ma per alcuni la vita è proprio la strada, come per Adil. Origine marocchine, da vent’anni a Milano, qualche lavoretto saltuario, una fragilità psicologica e fisica che lo porta a rifugiarsi nell’alcool che diventa una dipendenza. Questo lo isola ancor di più e ancor di più lo confina ai margini di una società che corre veloce. La sua dimora era proprio in stazione Garibaldi, ogni giorno migliaia di persone sfrecciavano davanti a lui. E Adil tra qualche cartone e qualche compagno di strada, che non potevano essere abbastanza di sostegno, ogni giorno aspettava l’appuntamento al Csa.

Una vacanza a Bardonecchia....

Entrato in questa famiglia, anche a lui quell’anno dai frati, era stata proposta una vacanza di una settimana in montagna. Un vero lusso per chi non ha nemmeno una casa! E in quella vacanza c’ero anch’io, come volontaria. Avevamo accompagnato una decina di amici senza fissa dimora per far godere a loro dei giorni di vacanza a Bardonecchia, tra la meraviglia delle montagne e il calore di relazioni belle e fraterne. Era stata per loro boccata di ossigeno, aria pulita, occhi che, abituati al grigio del cemento, possono finalmente ammirare lo splendore del creato nelle escursioni, poter cucinare per gli altri o preparare la tavola, il ritrovarsi in cappella per pregare Dio ognuno a modo proprio, giocare a carte e cantare insieme.

Nei suoi occhi

Anche Adil si gustava tutto questo e in tutta la sua dolcezza lasciava trasparire come si sentisse coccolato da tutto ciò che gli veniva donato. Era di poche parole, nei suoi occhi tutta la sofferenza vissuta, l’incapacità di uscire del tutto dal baratro dei suoi problemi con l’alcool in cui per strada ricadeva, ma la disponibilità ad accogliere lì tutto ciò che gli veniva donato. Un animo buono, forse ingenuo, come l’animo dei bimbi, un animo al quale non è difficile affezionarsi.

Nessuna vita è inutile

Il dolore quando ho letto quest’articolo si può immaginare. Tremendo pensare che nel silenzio e nella solitudine un uomo ancora muore dal freddo. Notizie che scuotono, scombussolano, pongono interrogativi. Riguardando le foto ripenso alla possibilità che Adil ha avuto di incontrare una famiglia al Centro Sant’Antonio (è stato un frate ad andare a riconoscerlo dopo il decesso), di trovare padri, madri, fratelli e sorelle….che valgono più di un pasto e di un vestito. Questo non gli ha impedito la sofferenza, e nemmeno la morte, ma ha “messo in circolo l’amore”. Si è fatto amare e ha lasciato in chi come me l’ha incontrato un segno d’amore. Nessuna vita, nemmeno la più fragile, apparentemente insignificante, è inutile.

Grazie Adil!

Grazie Adil perché ci siamo incontrati sulle nostre strade. Ora che non soffri più il freddo e le tenebre della strada, guarda alla mia strada…perché con docilità possa anch’io essere capace di accogliere l’amore e camminare su questa strada.


Marta Avogaro


 
(Articolo del Corriere di Milano, gennaio 2021)

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