top of page
  • Immagine del redattoreCangrande On Life

NATALE: pastori che diventano cavalieri, adulti che diventano bambini!

Carissimi lettori e lettrici del blog,


è giunto il Natale anche quest'anno.

Ci sono tante cose che vorremmo dire, meglio allora prendere spunto da alcuni post che ha scritto A. D'Avenia nel suo blog* .

Viene presentato il romanzo di G. Gunnarson, Il pastore d’Islanda ....in cui un pastore prima dell'arrivo del Natale inizia a compiere un'avventura degna di un cavaliere.

Così scrive D'Avevia nell'articolo:


L'AVVENTO

«Quando una festa si avvicina, gli uomini si preparano per celebrarla, ognuno a modo suo. Ce ne sono molti e anche Benedikt (contadino povero e umile) aveva il proprio, che consisteva in questo: se il tempo lo permetteva, la prima domenica d’Avvento, si metteva in viaggio a cercare le pecore smarrite nella terra Islandese ».



«Avvento» ha la stessa radice di avventura. Adventus infatti (da advenio, da cui il nostro avvenire) era l’incontro/scontro con qualcosa di straordinario che un uomo medievale, a seguito delle sue avventure nella selva (della vita), finalmente raggiungeva per diventare cavaliere: un evento tale da far morire il vecchio io e farne nascere uno nuovo, così come accade nei momenti chiave della nostra esistenza. (....)

BISOGNO DI UN NATALE

Nella cultura cristiana è Dio che si fa trovare, tra le montagne, come un bambino qualunque e bisognoso di tutto, così che i primi a diventare protagonisti dell’avventura/avvento sono i meno protagonisti della storia umana: poveri pastori che vegliano nella notte sul loro gregge. Ma questo vale per ciascuno di noi. Ognuno sente che c’è qualcosa di buono da fare della e nella propria vita, e che questo qualcosa, di cui l’avvento è la ricerca, ha bisogno di un «natale», cioè di una nascita: nostra e altrui. E la strada è la risposta a cose e persone che hanno bisogno di noi, che ci chiamano, anche se sono mute (....)


TUTTO SEMBRA ANDARE A ROTOLI...

E quando sembra che tutto si metta male, accade sempre qualcosa che rilancia la scommessa , ci si imbatte in qualcun altro, che si sta prendendo cura di un altro pezzettino di mondo, ferito e disperso. La somma di tutte queste quotidiane e piccole cure operate dai giusti salva «il mondo», che è semplicemente ciò che abbiamo attorno e che troppo spesso ignoriamo (...) È questo il segreto dell’avvento, cioè di ogni avventura che prepara una (ri)nascita: il coraggio e la compassione per un pezzettino di mondo ferito o semplicemente dimenticato."


Certamente possiamo essere cavalieri perché come ha detto Paolo Rossi in un documentario dedicato alla sua vita:

"Non conta da dove veniamo ma dove vogliamo arrivare con i nostri sogni e quali mete vogliamo raggiungere, perché un campione è un sognatore che non si arrende mai !!!" La sfida che stiamo affrondando in questo momento ci può far capire il vero senso del Natale: tutti, curando un piccolo pezzetto di mondo intorno a loro si prendono cura e salvano il mondo intero.


COSA CHIEDERE A NATALE IN REGALO?**

Caro Babbo Natale ....


"Donaci di nuovo l’immaginazione,

quella capacità di vedere che cosa manca alle cose per trovare il loro compimento, così che ce ne prendiamo cura: un giardiniere, guardando un seme, immagina la rosa; un maestro, guardando l’alunno, immagina l’uomo. Senza questa immaginazione, sguardo profetico e amante sulle cose, non sappiamo proprio come prendercene cura.


Vignetta di Giovanni Berti ( http://www.gioba.it/)

Restituiscici il senso della sorpresa,

perché ci ricordiamo che le persone che abbiamo accanto, per quanto possano avere difetti e limiti, sono pur sempre una sorpresa, e se li perdessimo da un momento all’altro, poi li rimpiangeremmo, perché loro erano anche, ma non solo i loro difetti o limiti…


Donaci di nuovo il senso del mistero,

che ci consente di trovare il «nuovo» in ogni cosa, anche quella più consueta. Al «nuovo» abbiamo sostituito il «recente», che però è nuovo solo per un istante e per accumulo, invece il «nuovo» è ciò che, pur rimanendo lo stesso, dà sempre qualcosa ad ogni incontro, perché è inesauribile: un amore, un libro, un posto…


Per ultimo, caro Babbo Natale, vorrei che tu restituissi a me e a chi lo ha perso il bambino che ti sta scrivendo, il bambino dimenticato strada facendo, tra sconfitte, compromessi e menzogne. Dammi la forza e il coraggio di essere quel bambino perché solo lui sa ricevere la vita come dono e quindi essere felice. Ma forse, se ti sto scrivendo, questo desiderio lo hai già esaudito, perché scrivere è ascoltare il desiderio e renderlo possibile.

E che cosa è la vita se non desiderio? E il desiderio se non immaginazione? E l’immaginazione se non amore che si prende cura del mondo quando lo vediamo ferito o solo ancora incompiuto?

Scusa se ti ho chiesto troppe cose, ma così fanno i bambini.

Ora che sono diventato bambino, sì che sono grande…"


Riscopriamo quindi la gioaia di tornare bambini per riscoprire con coraggio e compassione il dono dell’immaginazione, il ritrovato senso della sorpresa per le cose essenziali e semplici della Vita e di contemplare il mistero del nuovo che abita in tutte le pieghe della nostra esistenza, anche e soprattutto in quelle più fragili e negative.


Mai come quest'anno il Natale ci fa capire che la speranza non è una cosa astratta ma un qualcosa che entra nella storia (anche se piena di macerie e di tribolazioni) e la cambia.


E CHE SIA UN NATALE BUONO

AUGURI!!!!!



Una testimonianza molto forte di don Marco Pozza cappellano del carcere di massima sicurezza di Padova:



 

* Testi e immagini tratte dal Blog di A. D'Avenia:

**



172 visualizzazioni0 commenti
bottom of page